Ricchezza di colore, complessità di forme, scambi di culture, un vero e proprio cocktail artistico che si può gustare alla mostra personale Raqib Shaw: Palazzo della Memoria, presso la Galleria Internazionale d’Arte Moderna Ca’ Pesaro di Venezia, realizzata in collaborazione con la galleria White Cube di Londra e curata da Sir Norman Rosenthal.
“Le mie opere raffigurano un mondo che esiste nella mia immaginazione, un luogo in cui la bellezza, il sesso e l’edonismo partecipano ad un’orgia deliziosa; come in un orgasmo perpetuo, non ci sono limiti, confini o etichette, solo piacere per il puro gusto di esplorare piacere“. Così, l’artista di origini indiane Raqib Shaw prova a raccontare il desiderio, l’impeto e l’eccitazione che muove la sua mano ogni volta che con la penna d’istrice rifinisce un dettaglio di corallo, di fiore o di piuma.
In concomitanza con La Biennale di Venezia, Shaw inaugura la sua prima esposizione in Italia, mettendo in mostra dodici nuove opere d’arte, realizzate negli ultimi due anni nel suo studio a Londra. Il pennello di Giorgione, di Tintoretto e di Pannini, trova ancora oggi spazio lungo i contorni e i leggeri solchi che Raqib Shaw traccia con costanza e dedizione. Un’attrazione verso l’arte dei maestri che in Raqib è nata durante una visita alla National Gallery di Londra, dinanzi al capolavoro di Holbein, Gli ambasciatori (1533). L’artista su questo incontro racconta: “Ciò che ho davvero amato di ‘The Ambassadors’ è che si trattava di un dipinto sui mercanti. E ho pensato tra me e me, non voglio essere il mercante, voglio essere il ragazzo che dipinge i mercanti“. Così, decidendo di sciogliere quello stretto e a tratti soffocante legame con la tradizione della sua famiglia – mercanti che hanno vissuto tra Calcutta e Kashmir – Raqib si è iscritto alla scuola d’arte Central Saint Martins di Londra, dando una svolta definitiva alla sua vita.
Nei lavori esposti nelle sale di Ca’ Pesaro, è evidente la miscela tra l’iconografia orientale e quella occidentale, derivata dalle molteplici fonti culturali da cui l’artista attinge: mitologia, poesia, teatro, religione, storia e scienza.
Davanti al suo nuovo lavoro La Tempesta (After Giorgione) (2019-2021) – una rivisitazione altamente personale dell’opera del maestro veneto Giorgione, datata 1502-1503 – ci si accorge di come la donna e il bambino della composizione originale siano stati sostituiti con la figura stessa di Raqib. Al di là dei chiari, pacati e preziosi colori in primo piano, un’intera città brucia sullo sfondo, brulicano tra le fiamme architetture antiche, uomini in preda alla rabbia e alla disperazione si animano e danno vita a sommosse e conflitti. Un viaggio autobiografico quello che Shaw racconta in questo lavoro, partendo dalla Venezia di Giorgione, per poi giungere alla Londra moderna e infine alla devastante guerra civile che colpì la sua patria quando era appena bambino. Memorie passate che hanno condizionato l’esistenza dell’artista, il quale racconta: “Quando vi sono forti disordini politici, ci si rende conto di cosa significhi essere un rifugiato. Al mattino, a scuola, si facevano gli appelli e quando l’insegnante chiamava il nome di qualcuno che non c’era calava un profondo e gelido silenzio. Tutti sapevano in cuor loro che quegli studenti non sarebbero tornati, che erano morti” (Global Indian, A hero’s journey, 23 luglio 2022).
Oltre alla citazione culturale di Giorgione, nel corpus di lavori in mostra a Venezia è presente anche un riferimento esplicito alla pittura di Tintoretto, in particolare ai dipinti di Santa Maria Egiziaca (Scuola Grande di San Rocco) e della Presentazione della Vergine al Tempio (Chiesa della Madonna dell’Orto). La monumentale opera The Retrospective, 2002-2022 (2015-2022), richiama invece, per la sua struttura compositiva, il capolavoro di Giovanni Paolo Pannini del 1757, Galleria di vedute di Roma antica, rappresentando un’immaginaria retrospettiva organizzata da Shaw in persona, attraverso la raffigurazione di più di sessanta versioni miniaturizzate dei dipinti e delle sculture realizzate nel corso del tempo dall’artista.
Il lavoro di Shaw, che trova spazio nelle più prestigiose gallerie del mondo, è frutto di una mente che pensa, che conosce, e di una mano instancabile che agisce per lungo tempo e che non intende arrestarsi.
Rocco Belosi – Contributor, Venezia
RAQIB SHAW – Palazzo della Memoria
22.04.2022 – 25.09. 2022
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