Durante la settimana di apertura della Biennale Arte 2024, ha inaugurato a Venezia la prima mostra personale in Italia dell’artista americano Walton Ford, ospitata presso l’Ateneo Veneto di Scienze, Lettere ed Arti.
Intitolata Lion of God, la mostra presenta una serie di grandi dipinti ad acquerello realizzati da Ford tra il 2023 e il 2024, in dialogo diretto con gli spazi dell’Ateneo e, soprattutto, con l’opera Apparizione della Vergine a San Girolamo di Tintoretto (c. 1580), custodita nella collezione dell’istituto.
Non è la prima volta che le sale della Scuola Grande di San Fantin dell’Ateneo Veneto ospitano mostre di arte contemporanea di cui sono state la fonte d’ispirazione, presentando opere e progetti site-specifc in rapporto con l’architettura e il patrimonio artistico della sede. Nel 2022, ad esempio, il pittore tedesco Daniel Richter ideò e presentò la mostra Limbo, in “risposta” al Ciclo del Purgatorio di Jacopo Palma il Giovane e alle oltre opere pittoriche che decorano le pareti e i soffitti dell’Ateneo.
In Lion of God, il dipinto dell’Apparizione della Vergine a San Girolamo diviene per Ford “un intenso spunto di discussione sulla nostra relazione con il mondo naturale”. Nell’opera, Tintoretto raffigura un San Girolamo in estasi per la visione della Vergine Maria che discende dal cielo. Al suo fianco, il leone (in ombra, in basso) che la leggenda descrive come amico di San Girolamo dopo che quest’ultimo gli ha tolto una spina dalla zampa. Il legame tra i due personaggi è descritto in dettaglio ne La leggenda aurea di Jacopo da Varazze (1493), un testo sulle vite dei santi ampiamente diffuso in Europa nel tardo Medioevo e che è servito da riferimento anche per l’artista americano.
Se nell’opera di Tintoretto è San Girolamo (dunque l’uomo) il protagonista (illuminato ed in primo piano), nelle opere di Ford sono gli animali ad essere protagonisti (il leone in primis, assieme all’asino). Il leone di Ford emerge nella luce (come San Girolamo) e assume lo stesso sguardo verso l’alto del Santo (Memento, 2024; An Apparition, 2024). Assume sia i caratteri del Santo dell’opera di Tintoretto che le sembianze stesse di un’apparizione (Phantom, 2023).
La figura del leone è da sempre nell’arte un simbolo dai molteplici significati, e lo è ancora di più in questa mostra. Tra lo stratificarsi di rimandi, troviamo la già citata opera di Tintoretto e la leggenda di San Girolamo, con tutto un corollario di simbolismo religioso; il leone veneziano, incarnazione della Serenissima; il leone re degli animali e di una natura il cui rapporto con l’uomo è sempre più difficile. Nelle opere di Ford, la relazione dell’animale (e per estensione del regno animale) con l’uomo diviene ambiguo. Nel quadro Leo Dei, 2023, la raffigurazione del gesto di rimozione dalla spina dalla zampa del leone appare più come una crocifissione che una salvezza.
Udo Kittelmann, curatore della mostra, spiega così il progetto: “nella ricerca di analogie tra passato e presente, i dipinti di Walton Ford sovrappongono rappresentazioni intricate di storia naturale con una lettura critica contemporanea, includendo citazioni da fonti letterarie dei secoli passati, il tutto reso nello stile della pittura dei grandi maestri. Nei suoi lavori, che possono essere visti come una satira dell’oppressione politica e lo sfruttamento ambientale, egli mette in discussione il concetto di “sempre nuovo” e “sempre migliore”. Allo stesso tempo, Ford ha sempre posto interrogativi sulle molteplici aspettative e regole consolidate dell’estetica contemporanea. Per essere precisi, i suoi dipinti sono un racconto sull’arroganza della natura umana. Ieri, oggi e domani.”
L’allestimento della mostra contribuisce ad arricchire il senso delle opere attraverso un puntuale uso dell’illuminazione. Mirati fasci di luce, in un ambiente circostante prevalentemente buio, fanno risaltare gli animali che popolano i cicli pittorici dei soffitti e delle pareti dell’Ateneo. La tonda testa di un leone sbuca da un dipinto del soffitto dell’Aula Magna, per osservare dall’alto i suoi simili contemporanei. Cani e altre bestie sulle pareti della Sala Tommaseo, fanno mostra di sé tra il buio di quadri per il resto poco illuminati, improvvisamente protagonisti di opere di cui erano solo lo sfondo. Il ribaltamento dell’attenzione dall’uomo all’animale si compie dunque non solo nelle opere di Ford, ma anche in quelle cinquecentesche e seicentesche dell’Ateneo.
Lion of God è organizzata dalla galleria Kasmin di New York e ospitata presso l’Ateneo Veneto di Venezia fino al 22 settembre 2024.