Dal 2 aprile, Punta della Dogana ospita la nuova mostra tematica “Icônes“, con una selezione di opere provenienti dalla Pinault Collection.
“La parola “icona” ha due accezioni: la sua etimologia greca rimanda ai concetti di “immagine” e “somiglianza”, mentre il suo utilizzo generalmente si riferisce alla pittura religiosa, in tempi più recenti il termine è stato associato all’idea di modello, figura emblematica. L’immagine – la sua capacità di rappresentare una presenza, tra apparizione e sparizione, ombra e luce, di raffigurare uno spazio fisico e di generare un’emozione empatica con i visitatori – è al centro di questa mostra concepita per gli spazi espositivi di Punta della Dogana e il contesto veneziano nello specifico, costantemente arricchito dal dialogo senza fine tra Oriente e Occidente.”
In mostra, opere di Josef Albers, James Lee Byars, Maurizio Cattelan, Étienne Chambaud, Edith Dekyndt, Sergej Eisenstein, Lucio Fontana, Theaster Gates, David Hammons, Arthur Jafa, Donald Judd, On Kawara, Kimsooja, Joseph Kosuth, Sherrie Levine, Francesco Lo Savio, Agnes Martin, Paulo Nazareth, Camille Norment, Roman Opałka, Lygia Pape, Michel Parmentier, Philippe Parreno, Robert Ryman, Dineo Seshee Bopape, Dayanita Singh, Rudolf Stingel, Andrej Tarkovskij, Lee Ufan, Danh Vo e Chen Zhen.
Una mostra che celebra il potere delle immagini e nella quale la presenza di una luce soffusa – che si concentra esclusivamente sulle opere – crea un’atmosfera di sacralità lungo tutto il percorso espositivo. Proprio come in un luogo sacro, come in una chiesa, la presenza di suoni (i vocalizzi e le vibrazioni dell’installazione sonora Prime di Camille Norment) e di stimoli olfattivi (l’odore di terra e il profumo di essenze naturali dell’opera Mothabeng di Dineo Seshee Bopape), permettono al visitatore di vivere un’esperienza che ne coinvolge tutti i sensi.
L’oro, con i suoi richiami storici e simbolici, e l’invito alla meditazione, sono gli elementi distintivi che legano tra loro le opere in mostra. L’iconicità della mostra si rivela fin dalla prima sala, dove l’installazione Téia 1, C di Lygia Pape – imponente nelle dimensioni e, allo stesso tempo, impalpabile nella sua struttura fatta di fili d’oro – sorprende il visitatore, affiancandosi alle opere di Lucio Fontana (Concetto Spaziale, 1958) e Donald Judd (Untitled, 1991).
Al centro dell’architettura, lungo le pareti in cemento del cubo centrale di Tadao Ando, l’opera site-specific Un oggetto chiuso in se stesso? (Adieux) creata da Joseph Kosuth espressamente per “Icônes”, trae origine da un dialogo dell’iconica coppia Simone de Beauvoir e Jean-Paul Sartre, e si compone di una serie di citazioni riproposte attraverso neon e proiezioni, manifestando sopra ogni cosa, la fede dell’artista nel potere dell’arte.
Tra figurazione e astrazione, la mostra invoca tutte le sfaccettature dell’immagine nel contesto artistico – pittura, video, suono, istallazione, performance – attraverso una selezione di opere emblematiche della Collezione Pinault e di dialoghi inediti tra artisti che le sono particolarmente cari (David Hammons/Agnes Martin; Danh Vo/Rudolf Stingel; Sherrie Levine/On Kawara…).
“La mostra intende rappresentare sia la fragilità sia la potenza delle immagini e il loro carattere polisemico: le opere diventano apparizioni, illuminazioni, rivelazioni, fino alla trasfigurazione.”
Discover more: www.pinaultcollection.com/
Icônes
Punta della Dogana
2.04.2023-26.11.2023